Il lusso è il trend del 2022

Se nel 2020 la pandemia ha quasi messo in ginocchio grandi fette di mercato, il 2021 ha visto una ripresa di produzione e vendita. E il 2022 si conferma essere l’anno del lusso, con previsioni positive per tutto il settore fashion e luxury.

Lo abbiamo visto nei primi mesi del 2021, lo continuiamo a vedere ora in forma consolidata: il mercato fashion e luxury è in piena ripresa e, stando alle statistiche, il settore chiuderà l’anno con una crescita dal 20 al 30% rispetto al 2020 per il lusso personale, e dal 60 al 70% per quello esperienziale. A dirlo è la Boston Consulting Group, multinazionale americana di consulenza strategica, che ha diffuso le stime sul comparto per il 2022, confermando il trend in crescita di tutto il settore.

Una campagna vaccinale che non sembra arrestarsi nonostante le difficoltà e un graduale ritorno ad uno stile di vita sempre più simile a quello pre-pandemico hanno permesso al lusso di recuperare il crollo osservato nel 2020. Potrà essere però il 2022 l’anno che permetterà al mercato del lusso di tornare ai livelli del 2019, superandoli. Se tutto il settore sembra volare, sono i brand Made in Italy a trainare la ripresa, con nomi prestigiosi quali Gucci, Bottega Veneta, Fendi accanto a Salvatore Ferragamo, Brunello Cucinelli o Tod’s di Diego Della Valle.

I nuovi mercati del lusso 2022

Ai dati della Boston Consulting Group, si affiancano le analisi della Bernstein consulting, che ha visto nel 2021 l’anno di svolta per il settore. Tante sono le aziende del lusso e della moda che già nei primi sei mesi del 2021 hanno registrato trend di domanda più elevati rispetto ai primi 6 mesi del 2019, complice probabilmente il balzo successivo al blocco pandemico del 2020.

I consumatori desiderano tornare alla vita di prima, anche spendendo una parte della liquidità accumulata durante i periodi di restrizioni negli acquisti.

Se negli Stati Uniti il fenomeno è già in atto da alcuni mesi, in Europa è ancora agli inizi e nel 2022 dovrebbe vedere la sua massima espressione, basata su una domanda in ripresa. Il problema nel 2021 e che speriamo sussisterà anche in periodi del 2022, non è stata la mancanza di richiesta, ma una capacità di produzione in grado di soddisfarla.

Parlano chiaro anche le stime per il settore lusso di Jefferies, banca d’investimento americana secondo la quale nel 2022 il settore registrerà un aumento del 14% per poi assestarsi nel 2023 con un 9% di crescita. A giocare a favore non saranno solo i mercati con economie in fase di riapertura come Stati Uniti, Europa e Regno Unito. La previsione di Jefferies è che la Cina sarà un importante protagonista del settore, con la classe media emergente in cerca di prodotti di alta qualità e in grado di unire lusso, stile e artigianalità.

Il lusso e l’importanza dell’economia circolare

E se la Cina farà da apripista ai nuovi mercati in cerca di lusso stando alle previsioni di Jefferies, nei mercati consolidati è l’economia circolare il nuovo obiettivo, grazie alla preferenza delle nuove generazioni per la sostenibilità. E proprio i mercati solidi come Stati Uniti, Europa e Regno Uniti chiedono sempre più a gran voce un lusso etico, attento all’ambiente durante l’intera filiera produttiva.

La pandemia ha solamente accelerato percorsi che già da anni seguivano questa direzione: d’altronde la generazione Z, i consumatori più influenti in futuro e target di riferimento di numerosi brand, premia i marchi dall’impatto positivo su ambiente e società. A dirlo è il report “LuxCo 2030: A Vision of Sustainable Luxury”, pubblicato da Bain & Company al fianco di Positive Luxury.

Dallo studio emergono evidenti cinque nuovi pilastri, che dovranno guidare le strategie delle aziende di lusso: ridefinizione del purpose del brand, disaccoppiamento della crescita dai volumi, tracciabilità della supply chain, massimizzazione dei commitment ambientali e sociali, creazione di valore economico a partire dalla sostenibilità.

E se in passato spesso il grande pubblico apprezzava anche azioni di impatto contenuto, da parte dei brand, si nota un’audience sempre più attenta a questi temi e che tende a riconoscere più facilmente quelle azioni che vede come maldestri tentativi di “greenwashing”, in favore invece di aziende realmente in grado di portare sul mercato prodotti e servizi non solo innovativi ma realizzati anche con processi produttivi eticamente sostenibili.

Il lusso Made in Italy e l’esempio di Zegna

Oltre a dati, analisi e previsioni, sottolineiamo un fatto reale di questi giorni. Il lusso Made in Italy sbarca a Wall Street con Ermenegildo Zegna, terza generazione della famiglia e amministratore delegato del gruppo del lusso, che ha debuttato proprio il 20 dicembre 2021.

Il celebre marchio, simbolo del lusso artigianale italiano, compie 111 anni di età e lo fa portando sul listino americano lo stile tricolore, dimostrando come un’azienda a gestione familiare possa mantenere e far crescere il proprio valore nel tempo fino ad arrivare a sbarcare alla borsa di New York.

Il tutto grazie all’estrema qualità, all’attenzione alla filiera e alla competenza eccellente che ha contraddistinto questo brand durante tutta la propria lunga storia, a dimostrazione che questo è il tempo del lusso.